INCUBO A CATANIA-ROMA

«Noi, giornalisti salvi per miracolo nell'inferno»

Dall'inviato a Catania DANIELE LO MONACO

Forse è stato quando l'attenzione s'è spostata verso il pullman della Roma, che è passato sulla strada attigua proprio in quel momento - verrebbe da dire provvidenzialmente se non fosse che anche lì poi si sfiorerà la tragedia - che il branco di vigliacchi che ci stava aggredendo ha mollato la presa. Altrimenti chissà quando sarebbe finita e soprattutto come. Nei secondi immediatamente successivi - eravamo intorno alle 13.30, un'ora e mezza prima della partita - l'orda si è riversata addosso al pullman della Roma: insulti, sputi, manate, calci alle fiancate e poi, quel ch'è peggio, un vetro sfondato con un martelletto di chirurgica precisione e un sasso di grandi proporzioni lanciato contro il parabrezza che, per fortuna, ha tenuto. Tutto ripreso e documentato dalle telecamere della polizia: le immagini sono da ieri pomeriggio al vaglio degli inquirenti per le identificazioni del caso. Nel frattempo il nostro taxi era riuscito a sfilarsi dal vicolo sostanzialmente cieco in cui s'era infilato e dopo qualche altro metro ha lasciato i clienti - il vostro cronista e due inviati di Repubblica, Gamba e Chiusano - presso le transenne che adesso delimitano l'immensa piazza diventata tristemente famosa la sera della tragedia Raciti, quella dove scorrazzavano i due Defender del reparto Celere nel vano tentativo di disperdere i facinorosi che volevano spaccare tutto. Scene di ordinaria violenza a Catania, Italia, nel 2008, dov'è ancora possibile che un gruppo di vigliacchi repressi possa circondare un taxi e, messo a tacere il conducente catanese - «Muuuto devi stare» - cominciare a colpire senza motivo con violenza cieca gli occupanti, cercando di trascinarne fuori qualcuno, e magari lavorarlo meglio lì, in mezzo alla strada, davanti agli occhi di altre centinaia di tifosi che guardano senza intervenire. Limitati i danni riportati: la tessera giornalistica che chi scrive ha mostrato per testimoniare che la presenza allo stadio era giustificata da motivi professionali è stata strappata via dalle mani e finita chissà dove, qualche colpo sulle braccia protese in difesa, qualche calcio ben assestato soprattutto ai due malcapitati seduti sui posti posteriori, quasi strappati fuori dall'abitacolo di peso, e ovviamente molti danni alla carrozzeria del taxi. Dentro, l'atmosfera di caccia all'uomo s'è intensificata soprattutto dopo i gol dell'Inter, come raccontiamo nella cronaca della partita. E aggiungiamo le testimonianze raccolte sul volo di ritorno, dove la rabbia per il secondo posto s'è mischiata alle considerazioni sullo scampato pericolo: quelle di chi era in panchina, minacciato dagli inservienti di morte qualora la Roma non avesse fatto pareggiare il Catania, dei dirigenti in tribuna, costretti a lasciare lo stadio tra gli insulti prima della fine, dei giocatori, schifati da tutto. E non solo per l'epilogo del campionato.